FOTOGRAFIA E CORONAVIRUS

È passato ormai un anno da quando il coronavirus ha deciso di sconvolgere le nostre vite, cambiandole radicalmente in ogni aspetto. 

Proprio per questo motivo, da qualche tempo ho iniziato a riflettere su come questa maledetta pandemia abbia cambiato il mio modo di approcciare la fotografia, e come il mio anche quello di tanti altri appassionati con i quali ho avuto il piacere di scambiare qualche parola.

Partirei dal principio di questa mia passione. Non appena acquistata la mia prima reflex ho iniziato ad appassionarmi alla fotografia di paesaggio e di montagna, passione che è divampata definitivamente dopo una breve vacanza sulle Dolomiti. Paesaggi lunari, laghi cristallini, cime che sembravano scolpite da un artista particolarmente ispirato.

È stato tutto un continuo crescendo, culminato con la vittoria di un concorso nazionale con uno scatto del Lago del Barbellino, situato a Valbondione (Bergamo), non troppo lontano da casa. Probabilmente è stata la soddisfazione più grande da quando ho impugnato la mia prima macchina fotografica.

Veniamo alla pandemia. A partire da marzo ci siamo dovuti barricare nelle nostre case.
Sirene di ambulanze, campane che suonavamo continuamente a morto, quotidiane notizie di persone care ammalate o che ci lasciavano.

Immagine simbolo di questo periodo è sicuramente la carovana di mezzi militari carichi di bare, che da Bergamo sarebbero partite per tornare sotto forma di urne funerarie.

In tutto questo il ricordo di una vita normale era congelato nel profondo dell’anima, pareva lontano anni luce seppure distante solo poche settimane. È stato un periodo nel quale anche la mia passione per la fotografia è stata messa in un cassetto, schiacciata da tutto ciò che circondava le nostre esistenze in quel momento. La macchina fotografica era lì, mancava la connessione fra il pulsante di scatto e il cuore.

Una volta stabilizzata la situazione, ho cercato di imporre a me stesso di imparare nuovi generi fotografici a partire dal ritratto, riciclando mia sorella e il mio cane come modelli improvvisati. Non è stato ovviamente come fotografare un lago alpino, ma ho “ricominciato a respirare”.

Recuperata una parvenza di normalità, ad agosto sono riuscito a fare una scappata solitaria sulle Dolomiti. Probabilmente sono stati i miei giorni più felici dell’anno, circondato da ciò che amavo e con una profonda connessione fra cuore, cervello e macchina fotografica. Ciliegina sulla torta, ho visitato il meraviglioso, incantevole LUMEN – Museum of Mountain Photography di Kronplatz, tappa assolutamente obbligatoria per chiunque si trovasse in zona!

Nei mesi a seguire devo ammettere che ho comunque faticato a trovare ispirazione. Mi sono barcamenato fra vari generi, dal ritratto al paesaggio, dalla naturalistica alla street, senza purtroppo trovare l’appagamento dei giorni migliori. A partire da ottobre sono poi tornate le restrizioni, naturalmente meno impattanti rispetto a marzo / aprile ma comunque sufficienti per affievolire la fiammella dell’ispirazione.

Il 2021 è iniziato da oltre un mese e mezzo, vedremo quali sorprese ci riserverà̀. La speranza è che possa essere un anno migliore rispetto a quello appena passato, e che la luce possa tornare a colpire con entusiasmo i sensori delle nostre macchine fotografiche!